martedì 23 giugno 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
...perchè sono fiero del mio sognare di questo eterno mio incespicare...
Francesco Guccini (Modena, 14 giugno 1940) è un artista italiano, fra i più importanti e noti cantautori. Il suo debutto ufficiale risale al 1967 con l'LP Folk beat n. 1 (ma già nel 1960 aveva scritto L'antisociale); in una carriera ultraquarantennale ha pubblicato oltre venti album di canzoni. È anche scrittore e sporadicamente attore, autore di colonne sonore e di fumetti. Si occupa inoltre di lessicologia, lessicografia, glottologia, etimologia, dialettologia, traduzione, teatro ed è autore di canzoni per altri interpreti.
Guccini viene ritenuto, insieme a Francesco De Gregori e Fabrizio De André, uno degli esponenti di spicco della scuola dei cantautori italiani. I testi dei suoi brani vengono spesso assimilati a componimenti poetici, denotando una familiarità con l'uso del verso tale da costituire materia di insegnamento nelle scuole come esempio di poeta contemporaneo. Oltre all'apprezzamento della critica, Guccini riscontra un vasto seguito popolare, venendo considerato da alcuni il cantautore "simbolo", a cavallo di tre generazioni.
Il primo lavoro della sua carriera di cantautore – Folk beat n. 1 – arrivò qualche mese dopo, nel marzo del 1967. Nel disco, che ebbe un riscontro commerciale molto scarso (praticamente nullo, affermò Guccini[29]), si intravedono già dei tratti caratteristici del suo stile artistico e umano, con canzoni dagli arrangiamenti scarni e dai temi dolorosi come morte, suicidio, infimità sociale, Olocausto e guerra (appare anche un originale esperimento di talking blues "all'italiana", stile che avrebbe poi ripreso in un successivo brano inserito in Opera buffa). Tra le canzoni incise ci furono anche alcune di quelle già portate al successo dai Nomadi o dall'Equipe 84, fra cui Auschwitz e In morte di S.F., ridepositata in seguito alla Siae con il titolo mutato in Canzone per un'amica. "Auschwitz" verrá poi tradotta in inglese e riproposta, molti anni dopo, dal cantautore statunitense Rod MacDonald, nell'album "Man on the Ledge" del 1994.
Il vero salto artistico e qualitativo si ebbe nel 1972 con Radici, che contiene alcune delle sue canzoni più conosciute; innanzitutto La locomotiva, canzone tratta da una vicenda reale,[34] in cui Guccini affronta il tema dell'uguaglianza, della giustizia sociale e della libertà,[16] ricalcando lo stile di autori di musica anarchica di fine '800.[35] Il filo conduttore dell'album, come suggerisce il titolo, è l'eterna ricerca delle proprie radici, [36] simboleggiata anche dalla copertina del disco dove, sullo sfondo del cortile della vecchia casa di montagna, sono raffigurati sul fronte i nonni e i prozii di Guccini [37] (tra cui anche Enrico, la cui vicenda verrà raccontata anni dopo in "Amerigo").[38] La critica lo definì «un Guccini contemplativo e onirico»:[16] canzoni come Incontro, Piccola Città, Il vecchio e il bambino, La Canzone della bambina portoghese e Canzone dei dodici mesi sono i brani di maggior rilievo di un lavoro che viene ritenuto tra le sue vette artistiche.
La poetica del cantautore Modenese, apprezzata al giorno d'oggi da più voci e da celebri autori letterari,[76] è estesa in una vastissima carriera musicale, entro il quale si possono individuare però delle caratteristiche comuni. Guccini è solito utilizzare diversi registri linguistici, da quello aulico a quello popolare; nei suoi testi si possono trovare citazioni di grandi autori, viene toccata un enorme quantità di temi per giungere a delle conclusioni morali.[77]
Leggendo tra i suoi testi è possibile tracciare le basi del suo pensiero: l'uso di differenti piani di lettura, il suo esistenzialismo, il tono metafisico, i suoi ritratti di personaggi ed eventi.
Nessun commento:
Posta un commento